Mons. Canovai nelle parole del Card. Ottaviani
“È andato alla casa del Padre”, così scriveva la signorina Alfieri ricordando il Servo di Dio Mons. Giuseppe Canovai nell’anniversario della sua chiamata al Cielo, chiamata a cui don Giuseppe rispose, come in tutta la sua vita, con l’ardore dell’anima amante che giunge finalmente al traguardo sospirato.
Da allora, da quell’ 11 novembre 1942, la fiamma del ricordo di don Giuseppe Canovai resta accesa e brilla nell’ideale di vita da lui ispirato e incarnato dall’Opera Familia Christi, dai suoi figli spirituali e da quanti, ormai molti, che pur non avendolo conosciuto l’hanno incontrato grazie alle pagine del suo Diario, scoperto nelle sue preghiere recitate davanti all’altare e provato a imitare nelle vie della consacrazione sacerdotale e laicale.
Il suo ricordo e la sua Opera restano vivi anche nei numerosi articoli pubblicati in sua memoria, molti dei quali sull’Osservatore Romano, dalle conferenze, memorabile quella tenuta nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana il 2 marzo 1951 dall’amico Cardinal Giuseppe Siri e da quanti, padri spirituali e formatori, l’hanno indicato come esempio di modello sacerdotale.
Tra questi il Cardinale Alfredo Ottaviani che, dopo aver terminato la lettura del Diario di don Giuseppe Canovai, scrisse una commossa lettera al curatore dell’opera, Mons. Loreti in cui esprimeva tutta la sua ammirazione e la stima per il compianto Servo di Dio.
In occasione del LXXII anniversario della chiamata al Cielo di don Giuseppe ne condividiamo il testo.
Roma, 11 marzo 1963
Reverendissimo Monsignore,
Terminata la lettura del travolgente Diario di don Giuseppe Canovai sento morire sulle labbra le consuete espressioni di cortesia e di ringraziamento.
Poche volte, credo, mi è stato dato di contemplare una così compiuta immagine del Sacerdote Eterno, Vittima del suo Sacerdozio, come quella che don Canovai ha lasciato scritta nelle sue pagine e, fuor di metafora, nel suo sangue.
Intelligenza straordinariamente acuta e lucida, cultura spaziante per orizzonti larghissimi, fascino immediato e avvincente, eloquenza calda e suasiva, avrebbero spalancato a don Giuseppe le porte di un rapido successo terreno sol che lo avesse voluto: ma Egli aveva compreso fino in fondo che il carattere impresso nell’Ordine Sacro assimilandoci a Cristo Crocifisso ci deputa tutti, noi Sacerdoti, all’immolazione: tutti, anche i preti di Curia, anche quelli che per dovere di stato respirano i profumi e osservano le fantasmagorie del fasto mondano.
Che lezione! Che rimprovero, per noi che ci crediamo eroi per aver diligentemente occupato una sedia dietro la scrivania nell’orario regolamentare!
Caro Monsignore, non so dirLe altro ringraziamento che questo: confortiamoci con vicendevole preghiera ad aver il coraggio di essere preti come don Canovai ci insegna: ce lo conceda il Signore, anche per l’intercessione di questo suo Servo!
Mi creda devotissimo in Domino
Cardinale Alfredo OTTAVIANI