Fisionomia spirituale di don Giuseppe, di Domenico Mondrone S. J.
di Domenico Mondrone S.J. da “Suscipe Domine. Biografia e Diario di Monsignore Giuseppe Canovai
La spiritualità di Monsignor Canovai riflette fedelmente la direzione ricevuta fin da giovanetto dal Padre Enrico Rosa S.J. Una spiritualità in cui tutto è semplice, chiaro, intelligibile, solido, coerente, naturalissimo. Essa comincia ad agire sull’intelligenza e la volontà per plasmare poi subito il cuore, i sentimenti, tutto l’uomo, mirando in sostanza a regolare tutta la vita secondo l’ordine rivelatoci appunto dall’intelligenza e dalla fede, e spingendo all’uso di tutti i mezzi a ciò necessari.
La Formazione
E’ una spiritualità, quindi, che si potrebbe ridurre a queste due sole parole: scopi e mezzi. E’ la spiritualità attinta all’Imitazione di Cristo, agli Esercizi di Sant’Ignazio e all’Esercizio di perfezione ecc. del gesuita Alfonso Rodriguez: libri coi quali il giovane Canovai ebbe subito una familiarità non consueta. Egli, del resto, era fatto così: voleva veder chiare le cose e tendeva a volere fortemente. Nella lettura della Vita dei Santi predilesse quella di uomini dalla volontà fortemente temprata e dal cuore che seppe appassionarsi per il proprio ideale: in essi scoprì un’intima affinità elettiva. Più tardi però lesse, e gustò moltissimo, autori della più alta mistica, in particolare le opere di San Giovanni della Croce, Santa Teresa, Fra Luigi di Granada…
Giuseppe Canovai è una di quelle anime che, nella luce e ai tocchi della grazia, tempestivamente comprese e si orientò secondo il quid prodest homini del Maestro divino, il vanitas vanitatum del Qoelet, completato dall’Autore dell’Imitazione: omnia vanitas praeter amare Deum et illi soli servire. Tutto questo era l’insegnamento del Padre Enrico che ribadiva, con le parole della liturgia: “ibi fixa sint corda ubi vera sunt gaudia”, espressione che ricompare più volte nel Diario del giovane Canovai.