da Incendio dell’anima di Mons. Giuseppe Canovai – Ricevimento all’ambasciata
Ieri sera ricevimento all’Ambasciata. Che grande ispirazione, che grande desiderio di vita perfetta mi ha dato quell’ora passata tra le brillanti sale dell’Ambasciata Poter portare là… là in mezzo… un’anima santa, ma santa davvero… nella più consumata abilità terrena e nella più perfetta santità celeste
Che ideale! Portare là una perfetta testimonianza a Cristo! Eppure, ne fossi santo ci riuscirei. La pena di non essere santi! La cocente sofferenza di non essere santi!
Io invocavo gli angeli custodi di quegli sconosciuti rivestiti di brillanti uniformi, di quelle donne eleganti e raffinate cui venivo volta per volta presentato… quanti complimenti esteriori … quante gentilezze… io Invocavo… non mi stancavo di invocare gli angeli santi… erano tutti sconosciuti per me… eppure erano tutti noti a Dio; Dio li aveva tanto amati tutti e ciascuno… che aveva dato per loro il Figlio Unigenito ed a ciascuno aveva destinato, custode, amico, uno spirito purissimo. Io l’invocava! Ma quanto miserabilmente! Saper amare nella pienezza di Dio! Saper far sentire in ogni parola la carità! Far fremere in ogni ossequio esteriore un atto di amore a Dio così potente, così profondo, così assoluto che guadagni per ognuno la Grazia! È la santità!
Signore dammela, fammi santo: te lo chiedo do con ogni goccia del mio sangue; fa’ su di me quel che voi, ma fammi santo… assolutamente, interamente… fammi una volontà d’acciaio, perché solo l’anima forte può ricevere la grande grazia!