Messa

Andare all’Altare e sentire che stanchezza e digiuno e debolezza e sforzo ci fanno lasciare all’Altare un piccolo frammento di vita! Oh, gioia che supera ogni senso!


È il continuo rinnovarsi in ogni istante dell’ebbrezza del martirio, l’unica gioia compiuta perché non c’è gioia e verace fuori del dono della vita!


La preparazione alla S. Messa: l’interiore donazione e offerta al mistero che devo celebrare. La preparazione non deve essere una qualunque preghiera, un generico raccogliersi, né una prosecuzione della meditazione; deve essere tutta orientata alla grande offerta in attesa amorosa dell’imminente mistero; un umiliarsi intimo dell’anima, un pentirsi amaro, una coscienza viva e pungente della propria indegnità, ma consolata e rasserenata sempre dalla confidenza che la mia offerta sarà accettata, che il Padre mi vede avvolto nel Sangue preziosissimo del suo Unigenito, e una grande letizia del perdono, quello che torno ad impetrare cotidianamente nel pane della Vita e nel sangue della Redenzione.


Sarà però intimamente ispirata e nutrita dal pensiero della mia meditazione e quasi il suo ultimo e intero fiorire: allora la veste della mia meditazione, il pensiero attraverso cui l’anima ha ottenuto l’adesione all’informulato mistero della carità si attenua e quasi scompare del tutto; perché quella interiore unione intima alla divina carità del Signore, avvicinata, posta nell’imminenza del grande mistero, si rinnova, si fa più ardente, più vasta, più penetrante, brucia e consuma e si fa tutto fiamma e vita per unificarsi al Sacrificio del Maestro.


Non è dunque tanto un vedere il nesso tra il pensiero, la verità, le esteriori forme concepibili di ciò che ho meditato e il Sacrificio, se non piuttosto un penetrare, un affondarmi di più nell’unione interiore al mistero vivo della carità del mio Maestro.