La biografia “Suscipe Domine”, che dobbiamo alla preziosa opera di padre Domenico Mondrone S.I., autore anche della biografia di padre Felice Maria Cappello, fornisce al lettore una vivida visione di insieme della persona di Don Giuseppe Canovai.
Il libro si compone di due parti, corredando la vera e propria biografia del Servo di Dio con una squisita raccolta di alcuni brani particolarmente significativi tratti dagli scritti dello stesso Don Giuseppe. Circa la biografia, è innanzitutto opportuno osservare che padre Mondrone, trovatosi a dover far fronte al difficile compito di interpretare e ritrarre fedelmente la vita di un santo, poté tuttavia beneficiare di un punto di osservazione decisamente privilegiato.
Come gesuita egli infatti servì a lungo presso il collegio dei padri redattori della nota rivista “Civiltà Cattolica”, presso la storica sede romana di Via di Ripetta; tale comunità ebbe un’importanza fondamentale nella formazione cristiana di don Giuseppe fin dai suoi inizi, e fu per lui costante punto di riferimento, almeno fintanto che visse a Roma. In particolare fu determinante la direzione spirituale del padre Enrico Rosa, che guidò il cammino di Don Giuseppe in tutte le sue tappe fondamentali, dalla prima Comunione fino alla partenza per l’Argentina.
L’intrinsecità di padre Mondrone alla comunità della “Civiltà Cattolica” poté servirgli bene nell’intuizione della fisionomia e dell’orientamento spirituali di Don Giuseppe, facilitandogli notevolmente il compito di ritrarne la vita in modo intelligente ed espressivo. Più in generale, l’intera biografia colpisce per la lucidità dell’interpretazione dell’autore, che riesce a conseguire una notevole aderenza alla realtà vitale del protagonista. Se infatti da una parte la puntuale descrizione biografica e il sostanzioso assortimento di testimonianze esterne sono sempre momento costitutivo del discorso, esso non si fa mai frammentario o disorganico; al contrario la prospettiva tende costantemente all’approfondimento e all’unificazione, dischiudendo al lettore la semplicità abbagliante della vita interiore di Don Giuseppe.
Dunque non stupisce che gli scritti del Servo di Dio, soprattutto quel diario a cui egli andò mirabilmente confidando i misteri di tale vita nascosta, siano in “Suscipe Domine” costante punto di riferimento. Così nell’opera l’esposizione del memorabile vissuto esteriore di Don Giuseppe procede in una sorta di continuo dialogo con le sue stesse parole che, assiduamente citate, vengono come a formare un tutt’uno con il discorso.
Probabilmente il maggior pregio della biografia è proprio quello di far cogliere il profondo legame esistente tra il radioso esteriore per cui Don Giuseppe si fece ricordare da quanti lo conobbero e l’impressionante intensità del suo vivere interiore, tutto teso alla mortificazione e alla preghiera. A questo proposito, amiamo riportare alcune righe di mons. Giacomo Loreti, curatore della raccolta “Don Giuseppe Canovai nei suoi scritti”, che risultano particolarmente illuminanti:
“Don Canovai intimo, così come si svela nel diario, è una sorpresa per chi lo ha conosciuto, compresi i suoi più stretti amici, ai quali pur non sfuggivano le rare doti sacerdotali ed umane di lui; come d’altra parte il Don Canovai descritto dagli amici rappresenta una profonda sorpresa per chi, non avendolo conosciuto, lo incontra solo attraverso il diario.
Ma questa non è una dualità, uno sdoppiamento, come un volto e una maschera: tutto era vero in lui, di una verità prorompente. E tutto era armonico; di una armonia che scaturiva da una vita interiore vissuta “in Dio”, per la quale la lotta intima per l’acquisto della perfezione diventa pace all’esterno, la sofferenza nel superamento di se diventa letizia per gli altri, la debolezza del corpo diventa volontà imperiosa di spendersi, la conoscenza, illuminata dalla Grazia, della propria miseria diventa per gli altri comprensione delicata e sostegno forte, la crescente contemplativa conoscenza di Dio diventa prepotente azione conquistatrice delle anime a Lui.”