Ascensione del Signore: “Amore chiede amore”, meditazione di Mons. Canovai
Tratta dal Diario di Mons. Canovai, presentiamo qui di seguito una meditazione sull’Ascensione di nostro signore Gesù Cristo. Se già don Giuseppe ci ha mostrato come questo mistero della vita di Cristo può insegnarci a formula nuovi propositi nella nostra vita, ora riflette sul significato che l’Ascensione riveste e trasmette alla Chiesa, al Corpo Mistico di Cristo.
Quindi, attraverso un breve excursus dei momenti più significativi della vita terrena di Gesù, ci mostra quanto grande sia l’amore di Cristo per noi, l’amore del Padre che ci offre il Primogenito. Rendendoci conto del grande dono che ci è stato fatto e meditandolo sempre più possiamo quindi capire don Giuseppe e unirci alla sua preghiera per dire: “Egli ci ha aperto il Cielo, in Lui abbiamo la Redenzione, per il suo Sangue abbiamo avuto la remissione dei nostri peccati, per la sua morte la vita. Quale dono può essere più grande di questo – e ancora – amore chiede amore, tutta la vita sia ringraziamento a Cristo che ci ha sì intensamente amato”.
In questo giorno in cui Cristo salendo al Cielo ancora una volta benedice i suoi discepoli raccolti sul monte degli Ulivi, in quella benedizione celeste che di cose celesti parla e a cose celesti trasporta, conchiude quasi tutto il suo intenso affetto e in una parola sola conchiude l’opera divina della Redenzione. La redenzione del Cristo, l’opera sua personale è finita. La prosegue la Chiesa, noi la proseguiamo nella redenzione di noi stessi dal male, tutte le anime buone la proseguono nel mondo la Redenzione cristiana. Ma l’opera diretta di Dio ormai è finita, egli ritorna al Padre pregandolo di glorificarlo, come Egli ha glorificato Lui, pregando per i suoi che lascia nel mondo a combattere ancora e a patire.
“Io già non sono più di questo mondo, ma essi ne sono ancora”. Questa grande festività della Chiesa, più di ogni altra, è festa di riconoscenza e di amore. Alla conclusione della sua opera diciamogli, con tutto il trasporto del cuore, che risponderemo amore per amore alla sua follia di amore, che la nostra vita e tutti noi stessi e tutte le cose nostre sono per Lui che tutto ha dato per noi. Egli che è l’immagine del Dio invisibile, Egli il primogenito di tutte le creature, il primo nato alla vita prima della morte e dopo la morte affinché in tutto fosse primo, Egli sul quale tutto è stato fondato prima di tutti i secoli e le cose visibili e le invisibili e i Troni e le Dominazioni e i Principati e le Potestà, tutto è stato in Lui creato. Ed Egli è da prima dei secoli, prima di tutto, per amore nostro e per la nostra salute discende dai Cieli si fa uomo con tutte le nostre debolezze e le nostre miserie, per trent’anni vive povero in una modesta casa di Nazareth, per 3 anni gira le vie polverose della Palestina predicando in cerca di anime, è venduto, è schiaffeggiato, è sputacchiato, muore in Croce per noi.
Ecco come ci ha amato questo Cristo di cui oggi, nel gaudio universale della Chiesa, celebriamo l’Ascensione gloriosa. Ecco il prodigio del suo amore. Con questo sacrificio divino, Cristo ci ha fatto doni di grandezza divina. Una stilla del suo Sangue bastava Egli ha voluto essere l’obbrobrio degli obbrobri: ma Dio è sempre Dio e in tutte le sue opere rivela l’infinita grandezza sua, anche nell’amore degli uomini egli è infinito, anche nel suo sacrificio egli doveva essere infinito, ciò conveniva alla grandezza dell’amore di Dio. Con questo Egli ci ha aperto il Cielo, in Lui abbiamo la Redenzione, per il suo Sangue abbiamo avuto la remissione dei nostri peccati, per la sua morte la vita. Quale dono può essere più grande di questo? Gesù ci poteva lasciare miserabili come eravamo nel mondo lasciandoci eternamente chiuse le porte del Cielo. Eguale sarebbe stata la sua felicità nel cielo, eguale, identica, nulla gli poteva mancare, ma è voluto venire a noi e col suo Sangue ha voluto sollevarci dall’abbiezione del peccato e guidarci alla Luce, non solo, ma darci il modo di poter salire quanto più alti vogliamo sulla via della santità.
Egli con la sua grazia ci assiste e ci illumina e quale grazia più grande può mai farci Iddio di suscitarci nell’anima un desiderio di maggior perfezione, oh tutta la vita deve essere spesa in ringraziamento di questa ispirazione divina, quando sappiamo che per questo forse infiniti gradi maggiori di gioia ci attendono in Cielo e assai più grande sarà la nostra gloria. Ecco i divini doni di Cristo, questi chiedono essenzialmente corresponsione generosa e amorosa, amore chiede amore, tutta la vita sia ringraziamento a Cristo che ci ha sì intensamente amato, con Lui che ascende in Cielo l’anima mia ascende a questa vita di perfezione e di amore, in questo modo manifesterò a Cristo la viva gratitudine del mio povero cuore per i suoi doni infiniti. Tale sia la mia vita consumata nella carità di Cristo.
Gratias agentes Deo Patri qui dignos nos fecit in partem sanctorum in lumine.